Sul banco degli imputati porto, con mia grande soddisfazione, il metodo induttivo.
Il metodo induttivo è quel processo mentale che attraverso la valutazione dei casi particolari noti tenta di stabilire una legge universale per predire eventi ignoti (e futuri).
Non so se avete mai sentito parlare del tacchino induttivista...
Un tacchino, in un allevamento statunitense, decise di formarsi una visione del mondo scientificamente fondata.
Il tacchino induttivista che riceveva il pasto tutte le mattine alle ore 9.00, trasse la conclusione che ogni mattina, alle ore 9.00, avrebbe ricevuto da mangiare, per tutta la vita, conclusione che si dimostrò falsa solo il giorno della vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.
Morale della favola: una asserzione non è provata definitivamente da milioni di conferme ma può essere rigettata definitivamente per una sola confutazione.
Einstein avrebbe detto che nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato.
Quindi la pretesa del metodo induttivo è praticamente insostenibile. Con esso non si creano leggi universali, ma dogmi. E si finisce per cristallizzare ciò che più di buono abbiamo: Le idee.
Chi ha ucciso il software libero? Le procedure lo hanno ucciso. Le procedure che, a torto, riteniamo infallibili.
Il mondo nel quale viviamo è un mondo che non capiamo ma che sosteniamo, con arroganza, di capire. Un mondo in cui la nostra vita è plasmata da quanto è incerto e altamente dirompente piuttosto che da un corso di eventi semplice, ben pianificato e nella media. In verità, cercando di controllare gli eventi, attraverso la pianificazione, la programmazione ed elaborando strategie per conquistare il mondo, stiamo aumentando i fattori di alta instabilità, rendendoci più fragili. Più si perde tempo a discutere, a parlare del niente, a pianificare migrazioni, a sensibilizzare le coscienze, a studiare come rendere appetibile un sistema operativo open source alla gente, più sprofondiamo nel baratro.
Lo ha ucciso chi lo avrebbe dovuto promuovere. Lo ha ucciso chi di software libero si riempie la bocca.
Fare, adattarsi, essere, invece di prevedere, pianificare, teorizzare. La verità è che qui, sotto sotto, nessuno si vuole sporcare le mani, e allora si perde tempo a sprecare fiato, inutilmente.
Nassim Taleb, famoso epistemologo, in un suo libro, Il cigno nero, racconta la storia immaginaria di una scrittrice e del suo libro pubblicato sul web che viene scoperto da una piccola casa editrice. Questa pubblica il libro, che diventa un bestseller internazionale. La piccola casa editrice si trasforma così in una grande società, e la scrittrice è diventata famosa.
Il mondo è governato dall'improbabile. Noi non siamo nelle condizioni di conoscere il corso degli eventi. È inutile pianificare, aumenteremmo solo i fattori di alta instabilità. Ce lo dimostrano quotidianamente gli economisti, che studiano studiano e studiano, ma la crisi economica si fa sempre più nera, la disoccupazione aumenta e le fabbriche chiudono.
Ma c'è un altro fattore per cui spendere due parole: Gli esperti. La forza conferita a un tecnico o a uno scienziato da un diploma o una laurea ha un effetto dirompente e incontrollabile. Sempre Taleb, in un altro suo libro, L'antifragile, fa presente che i ponti romani costruiti con il sapere pratico (tipico degli imprenditori), sono ancora lì, a testimoniarci la loro superiorità di approccio rispetto al sapere accademico acquisito sui banchi di scuola.
E poi mi viene da pensare alla Salerno-Reggio Calabria... vabbe'.
Anche la globalizzazione, frutto di procedure sofisticate, pace all'anima sua, è fallita, dobbiamo farcene una ragione. Ciò che resta è il lavoro dell'artigiano. Ciò che resta sono i sogni da realizzare partendo dalla propria realtà territoriale e, soprattutto, sporcandosi le mani.
Il 2016 sarà l'anno di Linux? Da che punto guardi il mondo tutto dipende, diceva una nota canzone.
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