Il solipsismo è la credenza secondo cui tutto quello che l'individuo percepisce viene creato dalla propria coscienza. Di conseguenza, tutte le azioni e tutto quello che fa l'individuo è parte di una morale prestabilita dal proprio io. L'io che crea il mondo. E questo avviene in maniera trasversale, nel senso che si prescinde da classi e ceti sociali.
L'individuo, nell'accezione peggiore del termine, diviene il centro dell'universo. O, forse, più che di individuo dovremmo parlare dell'ego. Di una sorta di patologia grave dell'io. Un egocentrismo malato e subdolo, schizofrenico e dirompente.
Siamo tutti figli di Cartesio. Per Cartesio, nell'atto in cui io penso, non posso dubitare del fatto che "io esisto". Stabilito questo però risultava difficile, se non impossibile, per Cartesio, determinare qualche conoscenza certa che andasse al di là del Cogito, dell'io penso. Quindi l'unica realtà è l'io che pensa. Cogito, dunque sono.
Siamo nell'ambito dell'autoreferenzialità patologica dell'io. Io, io e solo io. Fateci caso quando parlate con qualcuno, provate a contare quante volte pronunciate il pronome personale "io" in dieci minuti di conversazione.
E siccome l'io è l'unica realtà esistente, tutto il resto diviene un prolugamento di me stesso: Figli, amici, coniuge, gli altri.
Questa è la vera malattia di cui è affetto l'occidente. Ogni cosa altro non è che il prolungamento del proprio io malato. Allora posso decidere di privatizzare l'acqua, posso decidere di destabilizzare politicamente interi popoli per poterli poi meglio depauperare, spogliarli delle proprie ricchezze. Alla fine non faccio male a nessuno, se non a me stesso essendo ogni cosa un prolugamento del mio io. Mi posso permettere di considerare finanche i miei figli come parte di me stesso. Figli mai svezzati e cordoni ombelicali ancora da recidere.
Inquinare, rubare, arroganza, tracotanza non vengono sentiti come immorali, come comportamenti inopportuni. Questo perchè ciò che è giusto e ciò che è ingiusto è stabilito dall'io malato. E siccome gli altri non esistono se non li penso, sono miei prodotti, da usare e gettare come e quando voglio.
In questo contesto parlare di software libero è quasi assurdo. Il software libero pressuppone una base comunitaria. E questa idea, anche a livello inconscio, va a cozzare con le categorie mentali impregnate di solipsismo.
Provate ad osservare un fenomeno. Se si cerca di creare una comunità intorno ad un'idea, in realtà non si crea una comunità, ma un'arena dove i vari "io" lottano per la supremazia. E questo accade perchè ognuno vede gli altri come il prolungamento del proprio io. Ed è guerra senza esclusione di colpi.
L'idea comunitaria del software libero è solo apparente. Assistiamo a progetti impermeabili e portati avanti da poche persone. Tutti, o quasi, rilasciano la ricetta, ma nessuno, o quasi, ti dice la procedura per far interagire i vari elementi e arrivare al dolce. Perchè dire agli altri come si fa se gli altri altro non sono che il prolungamento di me stesso?
Ma anche nel momento in cui rendi aperto un progetto, nel senso che permetti ad altri di imbarcarsi, primo o poi ti accorgi che la gente non viene per aiutarti ma per sovvertire il progetto stesso. Non si tratta di mettersi a disposizione per migliorare un qualcosa, ma ancora una volta si innesca la guerra spietata di supremazia. Ancora una volta è una guerra per la supremazia del proprio io.
Stando così le cose, non dobbiamo lamentarci se il software proprietario prenderà sempre più piede. Anche qui sembrerebbe semplice capire il perchè. Perchè nelle società commerciali, nelle multinazionali non vige una base comunitaria, nell'accezione genuina del termine, ma una reductio ad unum. In altri termini, in queste realtà c'è un capo. E tutti gli altri subalterni. Per contratto si accetta di essere il prolungamento del capo.
"La comunità anzitutto non ha una base contrattuale: essa fiorisce «da germi dati, quando le condizioni sono favorevoli; al suo interno si forma una gerarchia naturale basata sulle differenze di età, forza e saggezza, ma domina un atteggiamento di benevolenza e rispetto reciproci." [Tönnies, sociologo.]
Software libero, ma di cosa stiamo parlando? Intelligenti pauca, ovverosia alle persone intelligenti poche parole...
Ti dico come la penso. Questi modi secondo i quali devo necessariamente utilizzare systemd e non altro, li trovo alquanto presuntuosi e intrisi di superbia. Penso che chiunque debba essere messo nelle condizione di poter scegliere qualsiasi applicazione senza essere sviluppatore.
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